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Il destino del basket europeo

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Il basket europeo ha una strada difficile da percorrere. Tuttavia, speriamo che la situazione possa migliorare presto
Il destino del basket europeo
Ultimo aggiornamento: 17 novembre, 2019

Data l’evoluzione che ha avuto in questi anni il basket europeo, sembra che i maggiori campionati del vecchio continente stiano cercando un modo per allinearsi al modello sportivo americano. E fanno bene! A poco a poco, stanno diventando l’esempio di una gestione economica e finanziaria stabile e, a loro volta, un punto di riferimento per gli altri campionati nel mondo.

Con l’intento di eguagliare l’NBA, nel febbraio del 1958, la FIBA creò la Coppa dei Campioni d’Europa, cercando di emulare la più famosa Champions League del calcio.

L’intento della NBA era quello di organizzare un torneo di alto livello come quello organizzato dalla UEFA per il calcio. Così, come abbiamo appena detto, la FIBA Europe creò la Coppa dei Campioni D’Europa nel febbraio del 1958.

Questa competizione fu giocata in Europa fino alla stagione 1999-2000, anno in cui si cominciò a giocare quella che è oggi nota con il nome di Eurolega. Da quel momento iniziarono a sorgere dei problemi che si sono protratti fino ai giorni nostri.

La FIBA non aveva registrato il nome “Eurolega”, nonostante avesse usato la dicitura fino al 1996. Fu sufficiente che una società privata rilevasse il nome, per lasciare il più grande organismo mondiale della pallacanestro senza copertura legale e diritti sul marchio.

Un cammino difficile

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Con questa situazione, la Federazione Internazionale fu costretta a cercare un nuovo nome per il campionato di basket europeo. In quell’anno vennero giocate due competizioni in Europa: la Suproleague – ex Coppa dei Campioni D’Europa – e l’Eurolega.

Anche le squadre invitate a queste competizioni si trovarono nella disputa, dividendosi la partecipazione tra le due leghe.

Con due competizioni, nell’estate del 2000, si ebbero due squadre campioni d’Europa: la Maccabi Elite in Suproleague e la Kinder Bologna in Eurolega.

I dirigenti dei due campionati compresero la necessità di unificare le competizioni. La posizione dominante dell’Eurolega fece sì che le squadre che avevano partecipato alla Suproleague migrassero nell’Eurolega. Nella stagione 2000-2001 ci fu una sola lega.

Si creò un accordo in base al quale la FIBA avrebbe organizzato le competizioni internazionali delle varie squadre – Eurobasket, Mundobasket e Giochi Olimpici – mentre l’Eurolega si sarebbe occupata delle competizioni europee – Eurolega e ULEB (Unione delle Leghe Europee di Basket).

L’organizzazione delle competizioni

Dopo aver spiegato brevemente il difficile percorso compiuto dal basket europeo, parleremo adesso dell’organizzazione delle gare e dei cambiamenti che ha subito durante gli anni.

Le modifiche sono state introdotte dall’Eurolega in maniera graduale con l’obiettivo di un maggior ritorno economico e per rendere la competizione più allettante, sia per le varie squadre che per i tifosi. Chiaramente, l’obiettivo a lungo termine è quello di raggiungere i livelli della NBA.

Il modello “Champions League”

All’inizio la competizione riguardava 24 squadre divise in quattro gironi di sei squadre ciascuno. Le quattro migliori di ogni girone si qualificavano per la fase successiva composta da quattro gironi di quattro squadre ciascuno.

La prima e la seconda classificata di ogni girone si qualificava per i quarti di finale. Le otto squadre giocavano i playoff al meglio delle cinque partite per qualificarsi alle Final Four.

Questo modello fu utilizzato per più di 10 stagioni, nonostante fosse un modello vecchio e poco attraente per lo spettatore.

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Spinti dalla differenza tra il pubblico televisivo e quello presente nei palazzetti, tra le fasi iniziali, i quarti e la Final Four, i dirigenti dell’Eurolega cominciarono a studiare un modo per migliorare la competizione.

Il modello “misto”

La ricerca di un sistema di gara più attraente per lo spettatore non ebbe, in un primo momento, particolari ripercussioni sul numero delle squadre che partecipavano all’Eurolega.

Venne mantenuta la quota di 24 squadre divise sempre in quattro gruppi di sei. Fu modificata invece la seconda fase nella quale si crearono due gironi di otto squadre.

Questo sistema ha consentito di assistere a delle partite più entusiasmanti, con il conseguente aumento degli indici di ascolto (in televisione) e del numero di spettatori sugli spalti.

Anche se vi furono dei miglioramenti rispetto al modello precedente, questa versione 2.0 dell’Eurolega non era destinata a durare a lungo.

Il modello “Superlega europea”

Continuando la sua evoluzione,nel basket europeo, fu deciso di ridurre il numero di partecipanti a 16 squadre, divisi nella seguente maniera:

  • 11 squadre fisse che possiedono la licenza A.
  • 5 squadre che variano a seconda delle circostanze sportive. Le cosiddette licenze B,C e D.

Tutte le squadre competono in un unico girone scontrandosi le une con le altre. Le prime otto si qualificano per i quarti di finale. Queste andranno a giocarsi i playoff al meglio delle cinque gare, dalle quali si qualificheranno le quattro squadre che giocheranno la Final Four.

Questo sistema è in vigore dalla stagione 2016-2017. Nel suo breve periodo di vita ha già dimostrato la sua efficacia: in ogni giornata di gara ci sono stati degli incontri entusiasmati che hanno appassionato il pubblico della competizione.

I tifosi hanno risposto in massa e, grazie anche agli accordi con la IMG (dal 2015), c’è stato un aumento considerevole dei ricavi.

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I prossimi passi del basket europeo

In questo scenario, quali sono i futuri obiettivi del basket europeo? O meglio, quali passi bisogna fare per competere contro la NBA?

Il sistema economico del campionato americano deve essere preso come esempio per attirare talenti nei campionati europei. Bisogna creare un campionato unico e con un numero fisso di squadre ogni anno.

Questo sistema attirerebbe sponsor e capitali per le squadre partecipanti che, a lungo termine, potrebbero competere contro il miglior campionato del mondo.

È evidente che questo implicherebbe una perdita di potere da parte dei campionati nazionali che diventerebbero una specie di “campo di allenamento” per quelle squadre che parteciperanno al campionato unico europeo.

Tuttavia, questo campionato chiuso, a cui non si accederebbe per meriti sportivi, potrebbe adattarsi difficilmente al nostro diritto sportivo: si dovrebbero approvare delle modifiche (da parte del parlamento europeo) alle norme esistenti.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.